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Giovedi Santo – Messa In Coena Domini

Giovedi Santo, 13 aprile alle ore 19.00 celebreremo la S. Messa ‘In Coena Domini’ .

All’interno della Celebrazione saranno presentati alla comunità i bambini che quest’anno riceveranno per la prima volta Gesù nel sacramento dell’Eucaristia (Prima Comunione).

Avverrà anche il gesto altamente simbolico che Gesù fece alla vigilia della sua Passione e che l’evangelista Giovanni ci riporta: La lavanda dei piedi. Nella celebrazione, il gesto della Lavanda, richiama al servizio, che è l’altro volto dell’Eucaristia, ci suggerisce san Giovanni evangelista..
Deporre le vesti liturgiche, indossare un grembiule, inginocchiarsi davanti ad ogni “apostolo”, lavargli e asciugargli i piedi, baciarli e rialzarsi per passare al seguente sono tutti gesti che richiamano alla memoria le parole di Gesù: “Io sto in mezzo a voi come colui che serve”.

Ciascuno è invitato ad entrare nel cenacolo e percepire il peso dei gesti che vengono compiuti e anche lo choc degli apostoli che si trovano davanti, in ginocchio, Gesù nei panni del servo.

Il Giorno del Giovedì Santo è riservato a due distinte Celebrazioni Liturgiche, al mattino nelle Cattedrali, il Vescovo con Solenne Cerimonia consacra il Sacro Crisma (Messa Crismale), cioè l’Olio Benedetto da usare per tutto l’Anno per i Sacramenti del Battesimo, Cresima e Ordine Sacro e gli altri tre Oli usati per il Battesimo, Unzione degli Infermi e per Ungere i Catecumeni.
A tale Cerimonia partecipano i Sacerdoti e i Diaconi, che si radunano attorno al loro Vescovo, quale Visibile Conferma della Chiesa e del Sacerdozio Fondato da Cristo; accingendosi a partecipare poi nelle Singole Chiese e Parrocchie, con la Liturgia Propria, alla Celebrazione delle ultime fasi della Vita di Gesù con la Passione, Morte e Resurrezione.

Nel tardo pomeriggio, o meglio ancora in serata, c’è la Celebrazione della Messa in “Cena Domini”, cioè la “Cena del Signore”. Non è una Cena qualsiasi, è l’Ultima Cena che Gesù tenne insieme ai Suoi Apostoli, importantissima per le Sue Parole e per gli Atti Scaturiti; tutti e Quattro i Vangeli riferiscono che Gesù, avvicinandosi la Festa degli ‘Azzimi’, chiamata Pasqua ebraica, mandò alcuni Discepoli a preparare la tavola per la rituale cena, in casa di un loro seguace.
Gesù con gli Apostoli non mangiarono solo secondo le tradizioni, ma il Maestro per l’ultima volta aveva con sé tutti i Dodici Discepoli da Lui scelti e a loro parlò molto, con Parole che erano di Commiato, di Profezia, di Direttiva, di Promessa, di Consacrazione.

Il Vangelo di Giovanni, racconta che avendo Amato i Suoi che erano nel mondo, Li amò sino alla fine, e mentre il diavolo già aveva messo nel cuore di Giuda Iscariota, il seme del tradimento, Gesù si alzò da tavola, depose le vesti e preso un asciugatoio se lo cinse attorno alla vita, versò dell’acqua nel catino e con un gesto inaudito, perché riservato agli schiavi ed ai servi, si mise a lavare i piedi degli Apostoli, asciugandoli poi con l’asciugatoio di cui era cinto.

Quando fu il turno di Simon Pietro, questi si oppose al gesto di Gesù: “Signore tu lavi i piedi a me?” e Gesù rispose: “Quello che Io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo”; allora Pietro che non comprendeva il simbolismo e l’esempio di tale atto, insisté: “Non mi laverai mai i piedi”. Allora Gesù rispose di nuovo: “Se non Ti laverò, non avrai parte con me” e allora Pietro con la sua solita impulsività rispose: “Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!”.
Questa lavanda è una delle più grandi lezioni che Gesù dà ai Suoi Discepoli, perché dovranno seguirlo sulla via della generosità totale nel donarsi, non solo verso le abituali figure, fino allora preminenti del padrone, del marito, del padre, ma anche verso tutti i fratelli nell’umanità, anche se considerati inferiori nei propri confronti.

Dopo la lavanda Gesù si rivestì e tornò a sedere fra i Dodici Apostoli e instaurò con loro un colloquio di alta suggestione, accennando varie volte al tradimento che avverrà da parte di uno di loro, facendo scendere un velo di tristezza e incredulità in quel rituale convivio.
“In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà”, gli Apostoli erano sgomenti e in varie tonalità gli domandarono chi fosse, lo stesso Giovanni il discepolo prediletto, poggiandosi con il capo sul Suo Petto, in un gesto di confidenza, domandò: “Signore, chi è?”. E Gesù commosso rispose: “È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò” e intinto un boccone lo porse a Giuda Iscariota, dicendogli: “quello che devi fare, fallo al più presto”; fra lo stupore dei presenti che continuarono a non capire, mentre Giuda, preso il boccone si alzò, ed uscì nell’oscurità della notte.

Questa scena del Cenacolo è stata in tutti i secoli soggetto privilegiato di tanti artisti, che l’hanno efficacemente raffigurata, generalmente con Gesù al centro e gli Apostoli seduti divisi ai due lati, con Giovanni appoggiato col capo sul petto e con il solo Giuda seduto al di là del tavolo, di fronte a Gesù, che intinge il pane nello stesso piatto. L’atteggiamento di Gesù e degli Apostoli è Sacerdotale, ma con i volti che tradiscono il dramma che si sta vivendo.

Dopo l’uscita di Giuda, il quale pur ricevendo con il gesto cordiale e affettuoso il boccone intinto nel piatto, che in Oriente era segno di grande distinzione, non seppe capire, ormai in preda all’opera del demonio, l’ultimo richiamo che il Maestro gli faceva, facendogli comprendere che lui sapeva del tradimento ordito d’accordo con i sacerdoti e del compenso pattuito dei trenta denari; Gesù rimasto con gli Undici Discepoli riprese a colloquiare con loro.

I Vangeli di Matteo, Marco e Luca dicono poi che “Gesù mentre mangiava con loro, prese il pane e Pronunciata la Benedizione, lo spezzò e lo distribuì agli Apostoli dicendo: “Prendete questo è il Mio Corpo”, poi prese il Calice con il vino, rese grazie, lo diede loro dicendo: “Questo è il Mio Sangue, il Sangue dell’Alleanza versato per molti”.

Gesto strano, inusuale, forse non subito capito dagli Apostoli, ma che conteneva il Dono più Prezioso che avesse potuto fare all’umanità: Sé Stesso nel Sacramento dell’Eucaristia e con il completamento della frase: “fate questo in Memoria di Me”, riportata da Luca 22,19, Egli istituiva il Sacerdozio Cattolico, che perpetuerà nei secoli futuri il Sacrificio Cruento di Gesù, nel Sacrificio Incruento Celebrato ogni giorno ed in ogni angolo della Terra, con la Celebrazione della Santa Messa.
Inoltre rivolto a Pietro, ancora una volta lo indica come Capo della Futura Chiesa e Primo fra gli Apostoli: “Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano, ma Io ho Pregato per te, perché non venga meno la tua Fede; e tu una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli”, cioè di essere da sostegno agli altri nella Fede; con ciò Gesù è sempre con lo sguardo rivolto oltre la Sua Morte e delinea il futuro della Chiesa.

Gesù dopo la Cena, si Ritirò nell’Orto degli Ulivi, luogo abituale delle Sue Preghiere a Gerusalemme, in compagnia degli Apostoli, i quali però stanchi della giornata, delle forti emozioni, della Cena, dell’ora tarda, si addormentarono; più volte furono svegliati da Gesù, che interrompeva la Sua Preghiera: “La Mia Anima è triste fino alla Morte. Restate qui e vegliate”; “Vegliate e Pregate per non entrare in tentazione; lo Spirito è pronto, ma la carne è debole”; “Basta, è venuta l’ora: ecco il Figlio dell’Uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori: alzatevi e andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino”.

Era cominciata la “Passione” che la Chiesa ricorda il Venerdì Santo; i Riti liturgici del Giovedì Santo si concludono con la Reposizione dell’Eucaristia in un cappella laterale della chiesa, addobbata a festa per ricordare l’Istituzione del Sacramento; Cappella che sarà meta di devozione e di adorazione, per la rimanente sera e per tutto il giorno dopo, finché non iniziano i Riti del pomeriggio del Venerdì Santo.

Tutto il resto del Tempio viene oscurato, in segno di dolore perché è iniziata la Passione di Gesù; le campane tacciono, l’Altare diventa disadorno, il Tabernacolo vuoto con la porticina aperta, i Crocifissi coperti.

Il Triduo pasquale si può considerare come un’unica celebrazione vissuta in momenti diversi, che inizia con l’Eucaristia vespertina del Giovedì santo e si conclude con i Vespri e/o l’Eucaristia vespertina della Domenica di Pasqua. Il Segno di Croce all’inizio della Messa della Cena del Signore non verrà più ripetuto se non al termine della Veglia pasquale; questo Segno determina una inclusione: come dicevamo prima, il Triduo pasquale è un’unica grande celebrazione; la Domenica di Pasqua è il terzo giorno del Triduo e risulta essere il prolungamento di quanto celebrato nella solenne Veglia pasquale. Con la celebrazione della Liturgia “In Cena Domini” ha inizio il Triduo pasquale (attenzione, però: oggi è solo l’inizio del Triduo pasquale, perché il primo giorno del Triduo è domani, il Venerdì santo!!!). In esso il mistero della passione, morte e risurrezione del Signore viene celebrato sacramentalmente in tre giorni distinti.

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